BRUGES

Bruges
Cittadina del Belgio , la città più romantica delle fiandre occidentali, con i suoi canali ed architettura del profondo medioevo, immagine per gentil concessione di F.S.

Colori..

Rosa, blu, marrone, tutti i colori,
che importa se uno è assente,
ognuno di noi sia donna sia uomo,
siamo colore , come tutti i colori messi assieme,
ed a seconda della luce che ci illumina, cambiarlo.
Siamo essenza, frequenza, siamo un pensiero,
che più di altri può trovare pertugio
nella mente di ciascuno di noi e….
giacervi per l’eternità

Lapis

New Deal ??

E’ una Cagliari new Deal, quella che da qui a poco i cittadini potranno vedere.
Sarà una Cagliari senza più un semaforo, con tanti parcheggi free, e tante piste ciclabili, tutti andranno in ufficio in bicicletta .
Si ridurrà il traffico del 70% , le emissioni di anidride carbonica si ridurranno talmente tanto che i broncopneumonici saranno liberi di camminare senza mascherina.
Si… sarebbe veramente comodo ed interessante, ma rimane solo un bel pensiero, direi più probabilmente un bel sogno.
Qualcuno potrebbe dirmi che stanno predisponendo nuove rotatorie, “ Le abbiamo viste sul giornale, su internet “, verissimo ma finché qualcuno non insegni alla moltitudine cagliaritana come si percorrano, saranno solo nuovi centri di ingorgo e traffico e smog.
Potrebbero presentare lo stesso dubbio in merito alle piste ciclabili, dicono che ci siano ma io non ne vedo. Vedo delle strisce d’asfalto colorate di rosso scuro, con qualche ideogramma bianco , tragicamente attraversate un pauroso asfalto grigio, dove gli autoveicoli sfrecciano impassibili.
Quelle che vedo sono solo strisce di asfalto atte a non far parcheggiare i veicoli in doppia fila.
Per i parcheggi, lasciamo stare, restiamo a guardare, almeno potremmo gustarci la classe e la fantasia del singolo automobilista nell’arte del “ Fantasy parcking “.
Nel mentre attendo , attendo una città pulita, scevra da smog, dove si possa andare in bicicletta , a farsi una passeggiata senza avere la paura di essere ridotti ad icona sull’asfalto grigio. Attendo ancora, tanto prima o poi, ci riuniremo in altro luogo, e spero  che non ci siano rotatorie, piste ciclabili, per i parcheggi lasciamo stare li non ci dovrebbero essere macchine, almeno lo spero !

lapis

 

 

Lacrime salate

Mayday, Mayday, Mayday, Moby Prince, MobyPrince, MobyPrince, Mayday, Mayday, Mayday, MobyPrince! Siamo in collisione, siamo entrati in collisione e prendiamo fuoco! Siamo entrati in collisione prendiamo fuoco! Marday,Mayday,Mayday, MobyPrince siamo in collisione ci serve aiuto!” Queste sono le ultime parole che sono giunte dal Moby Prince, attraverso i sibili ed il frastuono dell’incendio esploso a causa della ormai famosa collisione del 10 Aprile del 1991, con la petroliera Agip Abruzzo. Sono 140 le vittime del rogo e sono ormai passati 23 anni ma una vera e propria soluzione per i parenti delle vittime  non esiste. Nonostante diversi gradi di giudizio un vero e proprio responsabile non si è trovato. I parenti delle vittime, con a capo dott Luchino Chessa, figlio del compianto comandante del Moby Prince, non domi, qualche tempo addietro hanno aperto una sottoscrizione  per la riapertura del caso ed a far data ad oggi sono arrivati a circa 21500 firme. Una notevole spinta da parte della società, verso la ricerca della verità e della giustizia. Troppo presente il dolore di chi ormai non c’è più e quella sensazione di segreti che fluttuano nel mar Tirreno. Possibili interessi si incrociano e si scontrano con altri interessi che non possono essere ripagati se non con la moneta della vera giustizia.

chachapoyas ” guerrieri delle nubi”

reu_rtr1l122.630x360Nel corso della propria esistenza, i concetti sulla vita, i gusti ed i ragionamenti, causa forza maggiore cambiano. Cambiano con il cambiare delle dinamiche sociali e politiche. La crescita, l’espansione, la conquista, sono caratteristiche che ogni popolo possiede nel proprio dna, anche se non sempre sono portate a compimento e sono la costruzione o l’autodistruzione della propria cultura. Nell’ attuale Perù, nella catena andina nella regione dell’Amazonas, abitava il popolo dei misteriosi chachapoyas . Il centro di questo, che faceva parte della cultura precolombiana, si presume fosse il bacino del fiume Utcubamba . Dei chachapoyas si è venuto a conoscenza solo grazie agli Incas ed ai Conquistadores Spagnoli e su indizi archeologici, rovine, tombe ed altri manufatti. Gli stessi ritrovamenti suggeriscono che questa popolazione si stabilì in questa regione a partire dal 200 d.c., sino a prima dell’ arrivo degli spagnoli nel 16* secolo, allorquando gli Incas riuscirono ad incorporarli non senza difficoltà ed una fortissima resistenza. Il nome di questo popolo, come precedentemente detto, ci deriva dagli Incas, infatti si presume che sia stato coniato proprio da loro, una volta incorporati, mentre il vero nome risulta tutt’ora sconosciuto. Sul nome ci sono diverse ipotesi ma la più accreditata e quella che determina la sua origine da una variante di lingua Quechua  “Sacha Puya “, che significherebbe “Gente delle nubi”. Quello che mano mano si scopre su questa popolazione , ci lascia quantomeno incuriositi poiché  di questa si viene a conoscenza per via indiretta. Quello che si sa sicuramente che erano bravissimi coltivatori e nel contempo  dei combattenti feroci nel difendere se stessi il loro territorio e le loro coltivazioni, queste ultime causa prima per cui gli Incas li hanno annessi dopo diversi anni di combattimenti.  Nel loro impero , territori di alta montagna, hanno costruito fortezze , fortezza di kuelap ne è con il più fulgido esempio , costituite da mura di cinta spessissime ed altissime, dove al loro interno potevano essere presenti ben più di 500 costruzioni. Tendevano a proteggere tutto, anche i loro caduti. Le loro città venivano costruite abbarbicate in alta montagna, ben oltre i 1500 metri, da qui in nome de “il popolo delle nuvole”. Di questa enigmatica ed affascinante popolazione, un’altra perla sono i famosi sarcofagi chiamati PURUNMACHUS. Alti sino a due metri, rappresentanti personaggi vari, presentano tutti mascelle esageratamente squadrate. Realizzati in argilla e decorati con cura quasi maniacale ed allineati quasi come delle sentinelle. I cadaveri venivano preparati in posizione seduta, rivestiti da drappi rossi ed inseriti in questi sarcofagi che ricordano alla lontana la terra del fuoco ed anche Rapa Nui. Questi guardiani, venivano posizionati quella che poteva essere considerata una scogliera, antri , anfratti delle pareti della montagna antistante il bacino dell’ UTCUBAMBA I chachapoyas ebbero una parte attiva nel crollo della civiltà Incas in quanto si accordarono con i conquistatori spagnoli nella guerra insorta con gli stessi Incas. Altre informazioni, non riescono a chiarire l’origine di questa popolazione. Tanto per ingarbugliare, il già difficile studio, si è scoperto che tale popolazione, avesse una carnagione chiara, rispetto a quella tendenzialmente scura delle restanti popolazioni andine. Tutte le testimonianze che sono state raccolte e sono conservate e protette come patrimonio storico restano a memoria ed eredità, di quella che è stata una misteriosa e fiorente cultura delle Ande.
“Lapis”