Mi trovavo in vacanza in Abruzzo e precisamente a Pineto, in provincia di Teramo, una ridente cittadina costiera del mare Adriatico. Una sera, passeggiando per le vie centrali, a caccia del lieve refrigerio della brezza notturna, mi sono ritrovato di fronte alla Villa Filiani tutta illuminata, un cavalletto in legno da pittore che mostrava alcuna una locandina che pubblicizzava una mostra che si teneva proprio quella sera nella villa.. Sono una persona particolarmente curiosa, ed insieme alle persone con la quali condividevo la passeggiata, siamo entrati a curiosare. Prima di accedere, ho notato, lo stagliarsi di una figura dietro a grata di una finestra alla mia sinistra . Ho immaginato fosse un visitatore e da quel momento non ci ho fatto più caso. Solo in seguito ho capito che si trattava della rappresentazione del Re d’Abruzzo, nella fattispecie il Guerriero di Capestrano, che sotto certi aspetti assomiglia ai giganti di Mont’è Prama della Sardegna orientale. A parte questa divagazione, al mio ingresso ho scoperto un ambiente spazioso ed accogliente dove le sue volte a botte, stimolavano la fantasia verso tempi lontani. Non sempre è semplice percepire cosa una mostra voglia raccontarti senza conoscere da dove l’idea è partita e dove vuole arrivare. Sono stato subito accolto da un signore di mezza età dal sorriso sincero ed un pari sguardo eloquio fluente, gentile. Mi ha regalato un senso di familiarità. Nel suo racconto, la voce regalava la stessa sensazione che si aveva quando un nonno raccontava una qualche storia ai propri nipotini, che affascinati, ascoltavano in silenzio. In suo aiuto aiuto in seguito è stato raggiunto da un giovane che risponde al nome di Francesco Verrocchio presidente dell’associazione PALIURIUS, associazione ideatrice della mostra. Lui ci ha informato che nonostante sia un’associazione giovane, e fortemente determinata nel voler recuperare l’ottimale rapporto tra l’ambiente naturale e l’uomo, tentando di proteggere i valori naturalistici, culturali e storici che fanno parte dell’identità del luogo. Tutto è iniziato da una precedente mostra nell’agosto dell’anno precedente dal titolo ‘Il cammino dell’adriatico’.
Le due sale utilizzate, erano arricchite da tavole esplicative che schematizzavano i corretti rapporti tra gli spazi urbani e le aree verdi considerando in modo più esteso anche la parte selvatica del territorio. Il tutto era agevolato da bellissime fotografie che rappresentavano, quando volatili di diverse specie nel loro ambiente naturale e quando località che avevano un ben preciso contesto. L’oggetto della mostra, verteva sullo studio degli Spazi e dei tempi di transizione. Sembra un concetto astratto ma in realtà sono quei periodi di tempo che non sempre siamo capaci di percepire e che assumono un’importanza sostanziale nella nostra vita e sul valore ambientale, storico e naturalistico dei territori.
Ho subito pensato di quanto fosse gravoso questo impegno, ma la PALIURUS si mostra dotata di una notevole capacità ed una indomabile volontà nel voler recuperare l’ottimale rapporto tra l’ambiente naturale e l’uomo, curando e tentando di proteggere i valori naturalistici culturali e storici che fanno parte dell’identità del territorio. In questa attività necessita di essere supportati, sostenuti, agevolati, ed ascoltati.
Ciò che personalmente mi ha maggiormente colpito, non perché tutto il resto fosse meno interessante, sono stati due quadri, il primo era costituito da piccole sezioni di legno dove vi erano adesi alcuni esoscheletri restanti dalla muta delle cicale. Nel secondo, invece, erano presenti delle pigne, alimento principale degli scoiattoli, per lo più vuote, dove si potevano riconoscere delle piccole incisioni provocate dai morsi. Una rappresentazione realistica dei meccanismi di un ecosistema che la maggior parte delle persone conoscono solo perché memorizzate in maniera indiretta. Una mostra che mi ha doppiamente colpito in primis per la capacità di presentare gli argomenti con una semplicità tale che percepisci subito il suo senso e la sua profondità. In secundis per la tenacia mostrata da un’associazione che per quanto sia così giovane, riesce a conquistare l’attenzione del pubblico. Questa attività necessita di essere supportata, da sostenitori che non siano esclusivamente Enti Locali , ma anche da parte dei singoli cittadini perché devono prendere coscienza che anche loro sono parte di un ecosistema che deve essere conservato.
Sono certo che grazie alla loro volontà e caparbietà, l’Associazione PALIURUS, riuscirà a raggiungere i traguardi che si è prefissata.
Lapis’20