Mayday, Mayday, Mayday, Moby Prince, MobyPrince, MobyPrince, Mayday, Mayday, Mayday, MobyPrince! Siamo in collisione, siamo entrati in collisione e prendiamo fuoco! Siamo entrati in collisione prendiamo fuoco! Marday,Mayday,Mayday, MobyPrince siamo in collisione ci serve aiuto!” Queste sono le ultime parole che sono giunte dal Moby Prince, attraverso i sibili ed il frastuono dell’incendio esploso a causa della ormai famosa collisione del 10 Aprile del 1991, con la petroliera Agip Abruzzo. Sono 140 le vittime del rogo e sono ormai passati 23 anni ma una vera e propria soluzione per i parenti delle vittime non esiste. Nonostante diversi gradi di giudizio un vero e proprio responsabile non si è trovato. I parenti delle vittime, con a capo dott Luchino Chessa, figlio del compianto comandante del Moby Prince, non domi, qualche tempo addietro hanno aperto una sottoscrizione per la riapertura del caso ed a far data ad oggi sono arrivati a circa 21500 firme. Una notevole spinta da parte della società, verso la ricerca della verità e della giustizia. Troppo presente il dolore di chi ormai non c’è più e quella sensazione di segreti che fluttuano nel mar Tirreno. Possibili interessi si incrociano e si scontrano con altri interessi che non possono essere ripagati se non con la moneta della vera giustizia.