Non c’è cosa peggiore che stare a casa per decreto. La natura umana, sappiamo, non sopporta le imposizioni, possano essere più o meno a favore del benessere collettivo. Anche le stagioni ultimamente, hanno lo stesso comportamento. Siamo in primavera già iniziata eppure ci si ritrova in inverno. Raccontano che sia il colpo di coda di un inverno birichino. Fresco, freddo nebbia e neve. Nel frattempo l’Italia è impegnata in una lotta fino all’ultimo colpo, contro la capacità di una corona del male, di mutare, infettare e di far soccombere la gran parte di coloro che fanno la sua conoscenza.
Siamo tutti coraggiosi e pronti a dare il consiglio gusto, quando al caldo ed alla sicurezza della propria casa si guarda l’operato altrui. Si sorride per coloro che utilizzano le scuse più pacchiane pur di fare ciò che si vuole. Si costruiscono battute e vignette. Nel frattempo si guardano le immagini trasmesse dai telegiornali di persone ricoverate nelle rianimazioni, pensando che tanto a loro non capiterà mai. In questo coraggio domiciliare il termine che in questo periodo è stra-usato è eroi. Rivolto verso medici ed infermieri che stoicamente combattono giorno dopo giorno. Il termine eroe non è a mio avviso corretto. Lo vedo come l’aggettivo di chi non c’è più, o di coloro che una volta terminato questo periodo, verranno gettati nuovamente nel limbo dove, come forsennati, davano il meglio di sé nonostante la paura di essere anch’essi vittime ( il poverino ha lottato come un eroe) Nel mio privato non c’è svago, pur essendoci la fantasia sufficiente. Nel mio pubblico invece svolgo il mio lavoro con tutte le paure del mondo, truccando la mia preoccupazione, quando con un sorriso e quando con una battuta. Non voglio essere nominato in nessun modo, ho un nome come tutti e come tutti ho il diritto di essere rispettato come lo faccio io nei confronti altrui. Cento euro in busta paga come bonus è una vera presa in giro. Questo è il valore del lavoro di tutti noi? Io spero di no. Quando tutto sarà terminato, io ed i miei colleghi perderemo tutta questa notorietà non voluta, torneremo ad essere i porta padelle che guadagnano troppo per il lavoro che fanno.
Non mi è mai interessato questo modo gretto di pensare. Vado avanti per la mia strada, anzi, in verità ora non posso devo rientrare a casa, devo starci per decreto. Ora il piacere della passeggiata inizia quando esco di casa e termina quando entro lavoro.
Capisco i miei colleghi che lavorano negli ospedali il panico e la paura di potersi infettare, ma in ogni caso si va aventi. lo stesso. Quando si rientra a casa lo é posseduto dalla paura doppia che possa contagiare i propri cari, figli o mogli od entrambi. Ci vuole molto poco per raggiungere lo scopo, basta non fare solo quello che dice la testa, superare i propri istinti e stare a casa.