Qualche giorno fa, in un viaggio di piacere, più che modo, ho avuto il piacere di infiltrarmi alle prove di un coro il cui nome , a ragione, è Ars Vocalis. Non ho mai avuto occasione di vivere una simile esperienza. Va di seguito che non avevo aspettative, ma solo una sana curiosità. Alcuni dettagli li ho persi, tra quali il numero delle voci. Dopo l’ingresso alla sala, e passati i pochi minuti che la mia presenza ha creato curiosità e distratto i coristi, il maestro con delicata decisione ha iniziato a spiegare il programma di lavoro. Sarà stata la mia curiosità, sarà stata la capacità di eloquio del maestro che, nonostante fossi un estraneo a quel mondo, ho avuto la sensazione di farne parte da più tempo. I termini croma, semicroma, colore, li avevo solo sentiti nominare in tempi diversi e lontani, senza che mai nessuno abbia avuto qualche minuto per spiegarmi il loro significato. Salto a piè pari il riscaldamento, che a un qualunque profano, risulterebbe alquanto divertente nonostante sia altrettanto fondamentale. Dopo quel momento, la meraviglia ha preso il posto del lieve sorriso. L’ambiente ha acquisito un’altra atmosfera, più leggera e soave. Guardavo ciascun elemento e ascoltavo note e parole. Quest’ultime estremamente connesse tra di loro, prodotte con un fil di voce fluttuavano nell’ambiente accarezzandosi, regolate con maestria dal coro e di volta in volta dal leggero movimento della mano del maestro. Non nascondo che tra me e me ho provato a fare lo stesso a bassa voce. Scartata momentaneamente l’idea ho preferito ascoltare, lasciando il canto a coloro che lo fanno decisamente meglio di me. E’ stata un bella esperienza, una di quelle che non ti aspetti e fremi per poterla rivivere il prima possibile.
Lapis 17.01.2020